mercoledì 31 marzo 2010

Paul Terlin - Federico Prizzi - Emilio Del Bel Belluz, La neve e il sangue. Al fronte con Degrelle - Storia di un sopravvissuto della Wallonie


Paul Terlin - Federico Prizzi - Emilio Del Bel Belluz
La neve e il sangue. Al fronte con Degrelle - Storia di un sopravvissuto della Wallonie
Novantico Editrice, 2010, brossura 13,5 x 21,5 cm. pag. 208, prezzo 20,00 euro.
Immagine copertina ad alta definizione:
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Novantico Editrice Casella Postale 28 - 10064 Pinerolo (TO) http://www.novantico.com/
Disponibile presso: http://www.ritteredizioni.com/

Fotografia di Henri Moreau alias Paul Terlin tratta dal volume "Legion Wallonie 1941 - 1945" di Jean Mabire ed Eric Lefèvre pubblicato dalle edizioni Art et Historie d’Europe nel 1988 a pagina 126 troviamo una fotografia in bianco e nero di un ragazzo vallone in divisa tedesca della Wehrmacht prima del passaggio nella Waffen SS. La didascalia recita: umo dei pimi arruolati della Legione, il sergente Henri Moreau , originario della regione del Borinage, che ha sempre servito nella 4a compagnia. Ferito in modo gravissimo il 25 agosto 1944 a Noëlla da un colpo di obice che gli amputa entrambe le braccia, raccoglierà i suoi ricordi in un opera intitolata “La Neige et le Sang ” firmata con lo pseudonimo di Paul Terlin:
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Copertina dell'edizione francese del 1972:
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Manifesto della Legione Wallonie riprodotto nella controcopertina del volume:
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Indice: Prefazione, Il perchè di una scelta di Federico Prizzi; La Neige et le Sang di Federico Prizzi; La neve è rossa di Emilio del Bel Belluz; Henri Moreau di Harm Wulf; 1 aprile 2008 di Emilio del Bel Belluz; Leon Degrelle, come io l'ho conosciuto di Henri Moreau; La Neve e il Sangue: Capitolo I L'Ucraina: Ritorno al Fronte; Sulla difensiva a Mochny; La foresta di Teclino; Un isba nella fanghiglia; Ripiegamento sotto il fuoco nemico; Terrore a Starosseliè; Il "ferro di cavallo" di Derenkowez; Nowo-Bouda, la nostra grande battaglia, Chenderofka, ultima tappa; Eroico sfondamento. Capitolo II L'Estonia: Partita a scacchi in Estonia; La riconquista del mulino di Patska; Kambia rimane in mano nostra; Centocinquanta contro tremila, La nostra ultima frontiera si trova sull'Embach; A Noëlla, 25 agosto 1944; La nave-ospedale del Baltico; Una fantastica evasione.



"Lontano dal nostro paese, senza notizie dei nostri familiari, senza grandi speranze di vincere questa guerra, ma fanaticamente attaccati al nostro giuramento e ai nostri ideali, noi siamo più che mai sensibili a questo cameratismo che unisce tutti i volontari della Waffen-SS. Da questa Estonia, dall'estremo dell'Europa, tra due battaglie, noi viviamo qualche cosa di unico. Noi abbiamo donato tutto: la nostra gioventù, il nostro onore. Noi siamo decisi a continuare su questo cammino liberamente scelto, senza preocuparci dei colpi del nemico, delle beffe e dei giudizi. A noi importano solo i nostri camerati; noi apparteniamo ad uno stesso mondo che non ha più niente in comune con i piccoli calcoli di alcuni, quelli che pensano solo a se stessi, che attendono tranquillamente la fine della guerra". Questo libro contiene la straordinaria storia scritta da uno dei tre sopravvissuti del primo contingente della Legione "Wallonie". Pubblicato nel 1972 da Henri Moreau, in arte Paul Terlin, rappresenta una commovente e drammatica testimonianza dei combattimenti sul fronte russo e dell'odissea dei vinti a guerra finita. Uno dei racconti più belli del Novecento, capace di superare nel tratto di penna autori del calibro di Jünger e Degrelle. Una storia da leggere tutta d'un fiato, che riuscirà a conquistare e a stupire anche i profondi conoscitori di quegli accadimenti.



“La Neige et le Sang ” di Federico Prizzi in Letteratura - Tradizione n. 27, marzo 2004 pagina 33



“La Neige et le Sang ”, pubblicato dalle Editions de la Pensée Moderne di Parigi nel 1972, è un bel libro, inedito in Italia, che racconta una storia di guerra accaduta durante il Secondo Conflitto Mondiale. Nelle librerie o anche sulle bancarelle di libri usati se ne trovano tanti di libri che, come questo, sono scritti da militari sopravvissuti ai più duri combattimenti e che, conclusasi la guerra, spesso ad anni di distanza, ne raccontano gli avvenimenti. Allora il lettore si chiederà perché parlare di questo libro? Per due motivi principali. Innanzitutto, per lo scrittore, Paul Terlin, giovane militante rexista dell’anteguerra, considerato da Degrelle come uno dei più fedeli tra quelli della “vecchia guardia”, parteciperà, da subito, ai primi combattimenti della Legione “Wallonie” tra il Don e il Dnieper. Sarà, oltre a ciò, insieme a Degrelle e ad un altro soldato, l’unico superstite, a fine guerra, del primo contingente di 1200 volontari valloni che partirono dalla Gare du Nord di Bruxelles l’8 agosto 1941. Arruolatosi come volontario semplice concluderà la Seconda Guerra Mondiale, col grado di Oberscharführer (Maresciallo) delle Waffen-SS decorato con la Croce di Ferro e la “Nahkampfspange”, medaglia che veniva concessa a chi aveva ingaggiato più di trenta corpo a corpo in combattimento. Terlin, pertanto, è sicuramente uno dei più grandi conoscitori di quello che fu il fenomeno del volontarismo vallone ed europeo sotto le insegne del Terzo Reich. Un altro motivo per cui si deve parlare di questo libro è anche perché i fatti qui raccontati trattano dei volontari della 28ª Divisione delle Waffen-SS che lottarono nella terra dei Soviet. In Italia gli unici testi reperibili sulla “Wallonie” sono, soprattutto, quelli della Sentinella d’Italia che ha tradotto la maggior parte dei libri scritti da Leon Degrelle. Questi testi presentano, però, per chi vuole approfondire le proprie conoscenze su questi soldati, il solo punto di vista del loro leader Leon Degrelle. Ecco, dunque, un libro che seppur limitato ai combattimenti avvenuti nell’Autunno-Inverno del 1943-44 in Ucraina e nell’Estate del 1944 in Estonia, ci fornisce ulteriori informazioni su quei mesi drammatici che videro centinaia di migliaia di europei combattere e morire per difendere l’Europa dal Comunismo. La prima parte di “La neige et le sang” è dedicata dall’autore all’assedio di Tcherkassy. Alla fine del Novembre 1943, la Legione vallona venne incorporata nelle Waffen-SS come SS Sturmbrigade “Wallonien”, affiancata alla Divisione “Wiking” del Generale Gille per partecipare all’offensiva per la riconquista di Kiev. I valloni sono così inseriti nell’VIII Armata tedesca che, nel Gennaio del’44, presidia il fianco del Gruppo Armate Sud a Bielaïa Tserkov, Cerkassy e Kirovograd. Alla SS Sturmbrigade “Wallonien” viene assegnato, in particolare, un fronte totale di sette chilometri, tra la grossa borgata di Mochny, situata vicino alla foresta di Tcherkassy e al grande fiume Dnieper, e il villaggio di Baibusy. I valloni si trovano, pertanto, nel punto più ad Est dello schieramento tedesco. Vengono da subito sottoposti agli incessanti attacchi dell’Armata Rossa che riuscirà in pochi mesi a creare una “sacca”di 45 chilometri da nord a sud e da 15 a 20 da ovest a est chiudendo, così, la propria morsa a tenaglia a ben 50 chilometri dietro le postazioni vallone. Lottando in condizioni terribili col freddo, nel fango, nella neve, senza armi controcarro, attaccati da dalla terribile fanteria siberiana supportata anche dai feroci battaglioni di donne soldato, questi combattenti per l’Europa garantiranno, insieme ai loro camerati della “Wiking”, con immani sforzi, la ritirata di più di 50 000 uomini chiusi nel “kessel” che rischia di trasformare Tcherkassy in una nuova Stalingrado. Belloserje, Starosselje, Derenkowe, Arbusino, Chanderowka, Nowo Bouda, Lissianka, sono tutte le tappe di una sanguinosa ritirata, fatta di continue controffensive e di contrasti dinamici, che a costo di immense perdite, permetterà agli uomini del Reich di raggiungere il Panzer Korps del Generale Manstein che Hitler ha mandato in loro aiuto. L’odissea di Tcherkassy, per le forze dell’Asse, si concluderà con 35000 sopravvissuti e 18000 tra morti e dispersi. Il prezzo pagato dai valloni sarà altissimo. Dei 2000 volontari arrivati al fronte nel Novembre ’43, ben 1400 saranno i caduti tra cui lo stesso comandante della “Wallonie” Lucien Lippert. Nella seconda parte del libro, Terlin narra, invece, gli episodi di un’altra zona calda del Fronte dell’Est, l’Estonia. In particolare, è sulla Narva che i valloni del “Kampfgruppe Ruelle” vengono schierati, dopo aver sfilato, nell’Aprile del 1944, tra una folla esultante a Charleroi e a Bruxelles, insieme alle nuove reclute della SS Sturmbrigade “Wallonie”. Saranno proprio queste nuove reclute che il giovane Maresciallo Terlin, uno dei pochi veterani della Brigata ancora in vita, dovrà addestrare, a pochi chilometri dal Fronte, in sole 4 settimane. Nell’Estate del 1944, il 3° Corpo blindato delle Waffen SS, comandato dal Gruppenf̣ührer Steiner, tiene tutto il settore dell’Estonia dalla Narva al Lago Peïpus. I valloni si trovano così fianco a fianco con i volontari norvegesi, olandesi, danesi, estoni, finlandesi e fiamminghi, insieme, per lottare contro un nemico che, oramai, vittorioso su gran parte del suo territorio, mira a inseguire le truppe del Reich anche fuori dai propri confini. In un’Europa sempre più minacciata dal comunismo la situazione è drammatica: la popolazione civile, soprattutto donne e bambini, terrorizzata dalle nefandezze dei “liberatori” sovietici fugge verso Tallin, per prendere le ultime navi che attraversano il Baltico. A difendere questa povera gente oltre ai volontari delle Waffen-SS anche migliaia di uomini estoni che, spesso privi di un’adesione ideologica al Nazionalsocialismo, lottano solo per difendere le proprie famiglie. In uno scontro impari l’autore vede durante i ripetuti attacchi morire la maggior parte di quei giovani entusiasti, arruolatisi solo per realizzare quel sogno che fu l’Europa. Ed è proprio mentre racconta quel sacrificio enorme che Terlin si lascia trascinare dalle emozioni scatenate dal suo ideale: “Lontano dal nostro Paese, senza notizie dei nostri familiari, senza grandi speranze di vincere questa guerra, ma fanaticamente attaccati al nostro giuramento e ai nostri ideali, noi siamo più che mai sensibili a questo cameratismo che unisce tutti i volontari della Waffen-SS. Da questa Estonia, dall’estremo dell’Europa, tra due battaglie, noi viviamo qualche cosa di unico. Noi abbiamo donato tutto: la nostra gioventù e il nostro onore. Noi siamo decisi a continuare su questo cammino liberamente scelto. Senza preoccuparci dei colpi del nemico, delle beffe e dei giudizi. A noi solo importano i nostri camerati. Noi apparteniamo a uno stesso mondo che non ha più niente in comune con i piccoli calcoli di alcuni, quelli che pensano solo a se stessi, che attendono tranquillamente la fine della guerra.”. A Noëlla, il 25 agosto 1944, il Maresciallo Terlin viene gravemente ferito in combattimento: una granata d’artiglieria nemica gli stacca di netto il braccio destro e la mano sinistra. Menomato nel fisico, ma non nello spirito questo giovane Sottufficiale, evacuato dal fronte da una nave ospedale tra immani sofferenze attenderà la fine della guerra. Purtroppo, però, la fine del conflitto per questo reduce delle Waffen-SS non significherà anche la fine delle privazioni.

Nel settembre del 1945, dopo essere stato trasferito in vari ospedali con la speranza di ottenere delle protesi per le sue braccia, viene rinchiuso nel campo di prigionia di Augsburg, in Baviera, da cui riuscirà ad evadere! Catturato, verrà processato in base alle sentenze emesse dal Tribunale di Norimberga secondo cui tutti i quadri delle Waffen-SS, a partire dal grado di Oberscharführer, devono essere considerati “criminali di guerra”. Rinchiuso nel Campo di concentramento di Darmstadt, sottoposto a continue umiliazioni dai suoi carcerieri, per la maggior parte immigrati tedeschi provenienti dal Portogallo o dalla Svizzera, verrà rilasciato nell’agosto del 1947 dopo una penosa opera di “denazificazione”. Tornato in Belgio verrà nuovamente processato e condannato. Il 2 aprile 1949, a 28 anni e a quattro anni dalla fine della guerra, Paul Terlin anziano Maresciallo della Brigata d’Assalto delle SS “Wallonie” esce dalla prigione di Merxplas, pronto ad inserirsi nella vita civile, ma con ancora sulle labbra il suo giuramento: “Mon honneur s’appelle fidélité”.





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