lunedì 28 dicembre 2009

Operazione Barbarossa, di Gianantonio Valli






Dalle analisi di Hoffmann e Suvorov... l'Operazione Barbarossa, invasione della pacifica URSS o una guerra preventiva?

L'argomento principe per valutare le intenzioni di un esercito e, di conseguenza, quelle della nazione che rappresenta, è la sua dislocazione, il suo schieramento. Vi sono esigenze in ambito tattico e strategico che prescindono dall'appartenenza nazionale e della scuola dominante in quel momento. Per ogni esercito, ed a ogni latitudine, una nazione che abbia deciso di perseguire una politica offensiva, che abbia scientemente pianificato un attacco deve avere, quanto meno nel punto previsto per lo sfondamento, una superiorità numerica di almeno tre a uno, e bastevoli soldati per presidiare l'intera linea del fronte e rispondere ad eventuali contrattacchi diversivi. Era forse questa la situazione della Germania nel giugno 1941? Non sembra proprio. In quel caso specifico si è trattato di un attacco non dettato da volontà di conquista, bensì portato per scongiurare o quanto meno allontanare un pericolo incombente.


Autore[i]: Gianantonio Valli
Editore: Effepi
Anno: 2009
Pagine: 190

Dimensioni (cm): 14 x 21
Altro: Brossura. 10 cartine e 30 illustrazioni b/n

lunedì 9 novembre 2009

Ozegna, 8 luglio 1944. Cronaca di una inutile strage: Sergio Nesi vs Bardelli




E' uscito qualche tempo fa un libro di Sergio Nesi, ex Uff.le dei mezzi navali della Xa MAS, che ricostruisce la strage di Ozegna: Ozegna, 8 luglio 1944. Cronaca di una inutile strage, Nesi Sergio, - Lo Scarabeo (Bologna). Nel libro e in un suo blog, dal quale sono tratte le seguenti citazioni in corsivo, Nesi cita la biografia scritta dallo scrivente, Andrea Lombardi, nel 2005. Il giudizio che Nesi dà della mia ricostruzione della vita del fondatore del Btg Barbarigo è solitamente buono. Purtroppo però, nel corso della sua disanima sul Comandante Bardelli e sulla sua carriera militare in generale, e su Ozegna in particolare, Nesi scrive (grassetti e note tra parentesi mie):

Bardelli non era un comandante nel senso vero e proprio, non aveva le caratteristiche di un Master and Commander nel significato che si dà in Marina a queste due parole. Master, capitano, lo era di sicuro per via dei suoi gradi, ma Commander proprio no, non era un condottiero che si mette a capo dei suoi uomini in battaglia, che si comporta verso di loro come un padre responsabile e non li manda al macello inutilmente.Bardelli, abituato a quella vita e a quel frastuono, non si esprimeva con toni normali, ma istintivamente parlava ad alta voce o urlava e i suoi scatti d'ira, come è noto e come è confermato nella sua biografia, erano incontrollabili.

(la "biografia" citata sarebbe la mia; Nesi utilizza capziosamente alcune citazioni: in numerosi passi della mia biografia la "durezza" di Bardelli è sempre seguita, dalla parole di chi lo ha conosciuto, da considerazioni sulla sua umanità e bonarietà, dietro il suo fare burbero. Inoltre, "duro" o "deciso" non è necessariamente sinonimo di "irresponsabile" "scatti d'ira" "raptus di nervi", come da citazioni di Nesi... Tale incredibile forzatura di Nesi, vero atto di disonestà intellettuale, la dice lunga sulla bontà storiografica delle sue considerazioni "storiche" su Bardelli e Ozegna, e sui suoi scopi reali dietro questo libro di "indagine". Le considerazioni di Nesi su "master e commander", peraltro fuori luogo nel caso di Bardelli, che, a detta di chi era stato ai suoi ordini, era un vero Leader of men, come era stato un eccellente Ufficiale di macchina, lo scrivente, che naviga sulle navi bianche, le vede applicate tuttora negli anacronistici ma tradizionali "steccati" che ci sono tra Ufficiali di Coperta e Macchina.)


Nel corso delle mie visite a Ozegna mi sono ricordato di loro, perchè ho pensato che forse uno di quei ragazzi scampati dall'inferno di Nettuno era venuto a morire sulla piazza Umbertp I di quel paesino, senza sapere perchè e per colpa di un irresponsabile (che sarebbe Bardelli, nota mia).

Ecco perchè non riesco a capire tutto quel fanatismo di alcuni reduci del Barbarigo verso la figura di quel "Leggendario Comandante", fanatismo che ho potuto osservare anche al Campo della Memoria quando gli oratori di turno hanno rievocato solo Bardelli, dimenticandosi completamente che sul campo di battaglia di Anzio e Nettuno il loro vero comandante si chiamava Vallauri; e che ad Anzio e Nettuno c'era pure il Gruppo di Artiglieria San Giorgio, al comando del ten. di vasc. Renato Carnevale.

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E' la storia di una inutile strage avvenuta in pochi minuti nella stretta piazza di Ozegna, una piccola località del Canavese, verificatasi nel pomeriggio dell'8 luglio 1944. Una sessantina di uomini dei battaglioni "Barbarigo" e "Sagittario" della X Flottiglia MAS, al comando del maggiore del Genio Navale Umberto Bardelli, si scontrarono improvvisamente con una ventina di partigiani al comando del loro capo Piero Urati, nome di copertura "Piero Piero", dopo essere stati per una ventina di minuti mescolati tra loro in amichevoli conversari. Improvvisamente "Piero Piero", con un balzo si allontanò da Bardelli e gli urlò: "Comandante, siete circondati...arrendetevi!", ma Bardelli, preso di sorpresa, gli replicò con un altro urlo: "Barbarigo non si arrende!...", ma, in un incontrollato raptus di nervi, purtroppo soggiunse: "FUOCO!".


(Nesi scrive nel suo Ozegna che il rifiuto del Cte Bardelli di arrendersi fu un atto irresponsabile e solo frutto di uno "scatto d'ira", foriero dell'inutile morte dei suoi Marò. In realtà, la situazione nella piazza di Ozegna non era quella di "amichevoli conversari", ma nonostante gli sforzi di dialogo tra Bardelli e Urati, molto tesa: il successivo ingresso sulla scena dei partigiani di Urati ben difficilmente avrebbe condotto a un esito differente... e non riusciamo a vedere quanto "irresponsabile" o da "incontrollato raptus di nervi" sia la decisione, fatale ma attinente in pieno all'onore militare, il non arrendersi al nemico senza combattere - e qui purtroppo gioca nell'accanimento di Nesi la sua stessa biografia, essendosi per l'appunto arreso agli Alleati al termine di una inconcludente missione a fine guerra, da lui ricostruita come invece un'epica impresa. Lo scrivente, peraltro, segnala che diversi veterani videro in quella "missione" del Nesi una vera e propria fuga; missione che avrà come conseguenza ad ogni modo la fine del reparto comandato da Nesi, lasciato privo di ordini e quindi facile preda dei titini. Non ci sentiamo di avvallare quest'ultima tesi: il dato di fatto è che la missione di Nesi portò alla perdita del suo mezzo e a nessun risultato; anche il riflesso psicologico della stessa "beffa" sugli Alleati e sugli italiani occupati è tutto da verificare, visto che è basato solo sulle affermazioni di Nesi.

(Il capo partigiano Urati, che uccise Bardelli, in questo dimostrandosi infinitamente superiore umanamente e militarmente a Nesi, mi disse telefonicamente di recente, parlando del suo nemico di allora, che "Bardelli era un coraggioso, e non vorrebbe averlo ucciso")

(In realtà, vedi quando Nesi scrive -scoprendo le carte sulle sue vere motivazioni- "fanatismo... alcuni reduci del Barbarigo... Campo della memoria", questo libro è basato non su una ricerca storica senza ira et studio, ma solo sui rancori personali del Nesi, cfr. le annose e controverse questioni relative alla progettazione e costruzione del Campo della Memoria a Nettuno, che -a ragione o a torto- coinvolsero anche Nesi, la cerimonia del 2005 al citato Campo dove Nesi fu trattato da alcuni veterani del Barbarigo come ospite non gradito, o le reiterate e non certo encomiastiche opinioni del Nesi verso i reparti di terra della Xa, e alcuni veterani del Barbarigo in particolare).

AGGIUNTA del 12 luglio 2011

Sul sito web dell'ass. comb. Xa viene postato l'8 luglio 2011 il seguente comunicato, che non saprei definire se ipocrita o vergognoso, visto l'autore di detto comunicato e ciò sopra esposto:

http://www.associazionedecimaflottigliamas.it/xmas/public/pagine.aspx?id=db390d6e01f6491bae35179ac20d5d62

Ozegna 8 Luglio 1944 - 8 Luglio 2011 - RICORDO DI UNA INUTILE STRAGE

«s.c. a.u.MARIO TEDESCHI - btg. Barbarigo - "...Piero Piero balzò indietro (dietro a un albero...ndr) puntando l'arma contro il Comandante, ordinando di arrendersi... Ma Bardelli, invece di arrendersi, rispose lanciando un grido che poi diventò la nostra divisa fino alla fine: Barbarigo non si arrende! FUOCO!...»" (da M.Tedeschi: "Sì bella e perduta" ed. Serarcangeli - Roma - 1953 - pag. 47 e ss.).Morirono in quel giorno:il c.c. Umberto Bardelliil s.t.v. Salvatore Beccocciil capo di 3ª cl. Francesco Redentinoil s.c. Ottavio Gianolliil marò Gianni Biaghettiil marò Franco De Berardinisil marò Pietro Fiaschiil marò Giovanni Grossoil marò Armando Masiil marò Pietro Repetti

L'Associazione Combattenti della X Flottiglia MAS li ricorda tutti con immutato rimpianto per il loro inutile sacrificio.
T.V. Sergio Nesi, Comandante dei Mezzi d'Assalto


Il significato di quell'"inutile" sarà sfuggito ai più, ma è chiaro dopo aver letto il libro Ozegna o questo post.

giovedì 2 luglio 2009

Nuova edizione: "I decorati con la Croce di Cavaliere con Fronde di Quercia e Spade" di Andrea Lombardi




I due volumi dell’opera presentano tutti i centocinquantanove decorati con la Croce di Cavaliere con Fronde di Quercia e Spade della Wehrmacht e Waffen-SS, una delle massime decorazioni al valore del Reich, tramite del-le schede biografiche dove è ripercorsa in dettaglio la loro carriera militare e le coraggiose azioni nelle battaglie che li videro protagonisti: Peiper a Kharkov e nelle Ardenne, Wittmann in Normandia, Baade a Montecassino, Bärenfänger nella testa di ponte del Kuban, Bäke a Cherkassy, Ramcke a Brest, Fritz von Scholz e Felix Steiner a Narva, Lent e Schnaufer nei cieli notturni sulla Germania bombardata, i leggendari duelli aerei di Hartmann, Marseille, Galland…

Sono inoltre citate le motivazioni del conferimento della Croce di Cavaliere e dei suoi gradi superiori, e incluso l’elenco completo delle decorazioni e dei riconoscimenti loro conferiti.

Volume 1, 220 pagine, f.to 17x24, ill. b/n

Volume 2, 250 pagine, f.to 17x24, ill. b/n

30,00 Euro a volume

Effepi Edizioni
Via Balbi Piovera 7
16149 Genova

Telefono +39 010 6423334
Mobile +39 338 9195220

E-Mail effepiedizioni@hotmail.com

Ringraziamo Giorgio Sala per la nuova veste grafica.

sabato 31 gennaio 2009

Cheren


Cheren
1 febbraio -27 marzo 1941
di Nicola Carnimeo

F.to 14x21, 210 pag. + foto f.t., 22,00 Euro

Edizioni Effepi, Genova

Il toro di Scapa Flow


Il toro di Scapa Flow
vita e gesta del Korvettenkapitaen Guenther Prien, comandante dell'U 47

di Wolfgang Frank, f.to 14x21, 248 pag. + foto f.t., allegato DVD di filmati, 30,00 Euro
Edizioni Effepi, Genova

sabato 24 gennaio 2009

Regal Torino, 13-14-15 febbraio, storia e militaria a Torino

REGAL TORINO, 13 14 15 febbraio
http://www.regaltorino.com/

La quinta edizione de "La Regàl Torino" si terrà nei giorni di venerdì 13, sabato 14 e domenica 15 febbraio 2009


La mostra tematica comprenderà l'esposizione di uniformi e cimeli, armi e mezzi provenienti da prestigiose collezioni private. L'edizione 2009, dedicata alla campagna di Russia, ha titolo : "1941, L'Esercito italiano nella steppa". Con la collaborazione del Tempio Sacrario di Cargnacco e di collezionisti privati saranno presentate le uniformi e i mezzi delle Armi combattenti del CSIR e dell'ARMIR.Naturalmente "La Regàl Torino" ospiterà nella tre giorni di esposizione gli stand dell'Esercito Italiano, dei Carabinieri e della Polizia di Stato; saranno presenti inoltre i più importanti e qualificati commercianti di materiale militare da collezione e di rievocazione storica unitamente ai gruppi storici che nell'edizione passata hanno riscosso un notevole successo fra i visitatori.

martedì 13 gennaio 2009

Il Panzerjaeger della Kriegsmarine: lo schwere Kreuzer Prinz Eugen


Il nostro campo d’interesse principale, scrivendo di storia, sono le unità di terra della Wehrmacht, ma le navi e gli uomini che le equipaggiano, hanno sempre avuto per noi un fascino particolare, anche dal momento che hanno avuto un certo rilievo nella nostra vita. Tra tutte le navi, una ci ha particolarmente colpito per la sua storia e la bellezza del suo profilo: lo schwere Kreuzer Prinz Eugen. Esteticamente, il suo profilo slanciato e le proporzioni della sovrastruttura ben si sposavano con le torri da 20.3 cm, le quali, di calibro relativamente minore per una nave di tale tonnellaggio, rendevano elegante e snella la sua linea. Inoltre, oltre alla famosa e tragica sortita con la Bismarck, il Prinz Eugen era stato impiegato a fine guerra nella maggiore − e meno conosciuta − operazione della Kriegsmarine, la Rettungsaktion, il tentativo di salvare gli abitanti delle province orientali della Germania dall’avanzata dell’Armata Rossa, appoggiando inoltre le proprie truppe di terra. In questa azione, che coinvolse centinaia di navi della Marina Mercantile, dai pescherecci alle Navi da crociera della KdF, fu impiegato quanto rimaneva della Kriegsmarine, dalle Schnellboot ai Dragamine, dalle Torpedoboot agli Zerstörer, agli Incrociatori. Alcune parole che appaiono oggi roboanti ed enfatiche quali “onore”, “supremo impegno” o “sforzo titanico” credo possano essere tranquillamente citate in questo contesto, visto che più di 2.000.000 di profughi furono evacuati, impiegando anche navi come la corazzata a carbone Schlesien, veterana della prima guerra mondiale, che l’Ammiraglio Burchardi, Marine-Befelshaber Ostsee, organizzatore dell’operazione, fu colto da un infarto per il continuo stress, e che alla fine, colpite nei porti tedeschi devastati dai bombardamenti Alleati, o sul fondo del Baltico, rimasero tutte le navi maggiori tedesche tranne una, appunto il Prinz Eugen, la “nave fortunata” della Kriegsmarine. Un quadro di totale sacrificio per il proprio popolo − le centinaia di migliaia di donne, vecchi e bambini, salvate dalle sofferenze dei Trek o dalle violenze dell’Armata Rossa − che ben poche Marine possono vantare. Ricordiamo allora il Prinz Eugen, poiché poche volte nella storia della gente di mare in guerra, gli sconfitti conseguirono una vittoria grande come quella ottenuta dalle navi e dagli uomini della Rettungsaktion nei primi mesi del 1945.

Il Panzerjaeger della Kriegsmarine: lo schwere Kreuzer Prinz Eugen
di Andrea Lombardi

Gli Accordi Navali anglo-tedeschi del 18 giugno 1935 sancirono, tra l’altro, che la potenza navale tedesca non potesse superare il 35% di quella britannica, considerando separatamente le varie classi di navi.
Quindi, poiché gli incrociatori inglesi davano una base di 146.800 tonnellate, la Kriegsmarine poteva possedere fino a 5 incrociatori, per un totale di 51.380 tonnellate, con armamento limitato a cannoni
da 203 mm.
Da notare che tali accordi furono rivisti dagli inglesi nel 1937, concedendo ai tedeschi di poter costruire altre navi, date le intenzioni russe di dotare la propria Marina di almeno sette incrociatori.
Il 9 luglio 1935 furono impostati gli incrociatori Blücher ed Admiral Hipper, varati nel 1937, mentre nel 1936 fu impostato lo Schwerer Kreuzer “J”, varato il 22 agosto 1938 da Magda von Horthy, moglie del Reggente ungherese Nikolaus Horthy.
Per battezzare la nave si era scelto, inizialmente, il nome di von Teghettoff, il vincitore della battaglia di Lissa; per non offendere la sensibilità dell’Italia fu invece scelto il nome del grande condottiero delle armate asburgiche Principe Eugenio di Savoia, Prinz Eugen, per l’appunto.
Nel 1939 si considerò l’idea di vendere alla Russia tre incrociatori pesanti ancora incompleti, tra i quali il Prinz Eugen, ma effettivamente fu venduto solo il Lützow.
Nel luglio 1940 il Prinz Eugen, non ancora operativo, era colpito da bombardieri della RAF in due separate occasioni mentre era all’attracco a Kiel, dove, il primo agosto 1940, fu infine commissionato.
Iniziò quindi l’addestramento dell’equipaggio, che proseguì senza incidenti fino al 22 aprile 1941, quando il Prinz Eugen fu danneggiato da una mina magnetica, che causava avarie alle ottiche dei dispositivi telemetrici e di puntamento.
Dopo veloci riparazioni, il 18 maggio 1941, il Prinz Eugen salpa da Gotenhafen al comando del Capitano Helmuth Brinkmann, accompagnando la Schlachtschiff Bismarck nel suo viaggio fatale.
Il 23 maggio 1941, alle 0822 gli incrociatori inglesi Suffolk e Norfolk scorgono le due navi tedesche nello stretto di Danimarca, ed iniziano a seguirle.
Dopo un breve scambio di colpi tra la Bismarck ed il Norfolk, le navi inglesi perdono il contatto Radar; poco dopo il Radar della Bismarck ha un’avaria ed il Prinz Eugen prenderà la posizione di capofila.
Il 24 maggio, alle ore 0347, il Suffolk riprende il contatto Radar con la Bismarck ed il Prinz Eugen, ed alcune ore dopo l’incrociatore da battaglia Hood e la nave da battaglia Prince of Wales, al comando del Viceammiraglio Holland, prendono contatto con le unità pesanti tedesche.
In un primo momento Holland confonderà la Prinz Eugen con la Bismarck, concentrando il tiro delle sue due unità contro la prima; ad ulteriore svantaggio per le navi inglesi le unità tedesche stavano “tagliando il T” di quelle inglesi, potendo così indirizzare il tiro di tutta l’artiglieria principale sulle navi avversarie, mentre Holland non poteva far valere quindi la sua superiore potenza di fuoco, potendo sparare solo con le torri prodiere della sua squadra. Inoltre, data la forte somiglianza del profilo delle due navi tedesche, e che il Prinz Eugen era davanti alla Bismarck, a causa di una avaria al Radar di quest’ultima nave, Holland concentrò il tiro sullo schwere Kreuzer, per poi, avvedutosi dell’errore, spostare il tiro sulla Bismarck, perdendo così minuti preziosi, dovendo riaggiustare il tiro. Gli inglesi apirono quindi il fuoco già dalla distanza di 24 chilometri, e mentre salva dopo salva cadeva nel mare a breve distanza dalle navi tedesche, a bordo della Bismarck e della Prinz Eugen, gli Ufficiali e i cannonieri aspettavano con ansia crescente l’ordine di aprire il fuoco, mentre la distanza decresceva di minuto in minuto.
Dopo le prime salve inglesi, l’Ammiraglio Lutjens, dalla Bismarck, darà l’ordine di aprire il fuoco quando la distanza tra le quattro navi fu pari a 20 chilometri, concentrando il fuoco sul Hood; la prima salva a colpire l’incrociatore inglese fu sparata dalla Prinz Eugen, i successivi colpi a segno furono invece i 38cm della Bismarck, i quali causarono danni catastrofici alla Hood, facendola affondare in pochi istanti.
La Prince of Wales registrò a bordo l’impatto di quattro proiettili da 38cm della Bismarck e tre da 20.3cm della Prinz Eugen, costringendo il comandante della nave inglese superstite a rompere il contatto.
I cannoni del Prinz Eugen avevano tirato nel breve scontro 179 proiettili da 20.3cm e 66 da 10.5cm.
Alle 1814 le due unità si separarono, la Bismarck andando incontro al suo destino, il Prinz Eugen riuscendo a tornare a Brest il primo giugno 1941.
Il mese seguente il Prinz Eugen fu danneggiato da un bombardamento notturno della RAF, 60 i morti, tra i quali il Primo Ufficiale Otto Stoos.

L’undici febbraio 1942 il Prinz Eugen fu una delle navi partecipanti all’operazione Cerberus-Donnerkeil, l’attraversamento della Manica, onde condurre le navi maggiori tedesche dai porti francesi a quelli tedeschi ed in Norvegia.
L’operazione, molto rischiosa, coinvolgeva le navi Gneisenau, Scharnorst e Prinz Eugen, scortate da cacciatorpediniere e Torpedoboote, procedenti in corridoi aperti da dragamine, mentre dall’aria caccia diurni e notturni, oltre a Junkers Ju 52 da disturbo Radar, attendevano la reazione inglese.
Dopo lunghe ore di navigazione a 30 nodi di velocità, gli inglesi finalmente reagirono, lanciando contro la Squadra tedesca, guidata dal Viceammiraglio Otto Ciliax, decine d’aerosiluranti e bombardieri scortati da caccia, oltre a siluranti e cacciatorpediniere.
L’artiglieria del Prinz Eugen inquadrò i cacciatorpediniere HMS Mackay e HMS Whitshed, costringendoli ad allontanarsi, e colpì il caccia HMS Worster, il quale, seppur incendiato, riuscì a riparare in porto.
Il Prinz Eugen, che aveva sparato nello scontro decine di colpi dell’artiglieria principale e secondaria, e ben 5.000 colpi di mitragliere da 2 cm e 3.7 cm, raggiungeva l’ancoraggio designato, Brunsbüttel, il mattino del 13.
Il 21 febbraio partirà da Kiel, insieme all’Admiral Scheer, verso la Norvegia, quando sarà silurata, vicino a Trondheim, il 23 febbraio, dal sommergibile RN SS Trident.
Gravi danni sono causati alla poppa, soggetta ad un cedimento strutturale, dovendo poi essere rimossa a Kiel, dove il Prinz Eugen subirà, il 18 maggio, l’ennesimo attacco aereo della RAF: 27 aereosiluranti e 19 bombardieri attaccarono, senza però causare danni: la nave riuscirà ad evitare con la manovra ben 22 siluri!
Rimasto in acque tedesche per il resto del 1942, il Prinz Eugen, assieme alla Scharnorst, tenterà di superare lo stretto del Kattegat, essendo però scoperto dalla ricognizione aerea inglese ed interrompendo il tentativo.
Dal maggio 1943 al giugno 1944 il Prinz Eugen sarà usato come nave d’addestramento, stante le restrizioni pesantissime date da Hitler alle operazioni del naviglio maggiore della Kriegsmarine.
La condotta della guerra sui mari, in questo periodo, è interamente consegnata agli U-Boote ed al naviglio minore, dagli Zerstörer alle Schnellboote.
Ma, dopo un anno di forzata inattività delle unità maggiori, la più grande sfida affrontata dalla Kriegsmarine si profila ad est: rendere possibile l’evacuazione dei profughi dalle province orientali della Germania ed appoggiare le unità della Heer e delle Waffen-SS nei disperati combattimenti contro l’esercito russo.
Le unità navali tedesche, dagli incrociatori ai cacciatorpediniere, fino ad arrivare alle navi pattuglia, ai pescherecci armati, alle motozattere, continueranno a prendere il mare dai porti tedeschi, seppelliti di bombe dai raid inglesi ed americani, sfidando l’aviazione ed i sommergibili russi, per caricare migliaia di profughi dalle città costiere della Prussia, i cui approdi finivano spesso nel raggio dell’artiglieria campale russa, e talvolta addirittura anche dal tiro diretto dei cannoni controcarro.
Il 7 giugno 1944 il Prinz Eugen era schierato per tre settimane al largo di Uto, e il 4 settembre la Finlandia concludeva un armistizio con la Russia, il Prinz Eugen interveniva, assieme a Zerstörer e Torpedoboote, per garantire l’evacuazione delle unità della Heer in Lapponia.
Nel luglio è formato il Kampfgruppe 2, al comando del Viceammiraglio Thiele, composto dal Prinz Eugen, dagli Zerstörer Z25, Z28, Z35 e Z36, e dalle Torpedoboote T23 e T33.
Nell’agosto del 1944 la nave è impiegata in azioni di supporto alle truppe di terra nel Golfo di Riga ed al largo di Tukum, permettendo di ristabilire il contatto con le forze di terra tedesche in Curlandia.
Nell’ottobre del 1944 il Prinz Eugen ritorna in azione: dal 10 al 15 dello stesso mese i grossi calibri dell’incrociatore pesante scagliano decine di fiancate contro i reparti dell’Armata Rossa vicino a Memel e Sworbe, nonostante i numerosi attacchi dell’aviazione russa.
L’artiglieria principale del Prinz Eugen tirerà 663 proiettili da 20.3 cm nei giorni 11 e 12, seguiti da 246 colpi il 14 e 368 il 15.
Il 10 ottobre l’Oberwachtmeister Dammert, addetto alle comunicazioni radio nella direzione tiro del Prinz Eugen, comandata dal Fregattenkapitän Schmalenbach, prendeva contatto con un Osservatore Avanzato dell’artiglieria (VB) a terra, iniziando a dirigere il tiro dei 20.3 cm, quando bombardieri sovietici attaccarono la nave, che, grazie ad una serie di brusche manovre, specialità del comandante Kapitän zur See Reinicke, riuscì ad evitare di essere colpita. La nave era chiamata la SS Blu dai russi, mentre per i Landser, quella nave che disperdeva un gruppo di corazzati sovietici dopo l’altro con le sue bordate, aiutandoli nella loro lotta disperata, divenne il Panzerjäger della Kriegsmarine. Le operazioni di supporto continuarono sino al 28 ottobre, con la partecipazione del Prinz Eugen e degli incrociatori pesanti Lützow ed Admiral Scheer, con le loro torri triple da 28 cm, capaci della gittata di 35 chilometri. I primi bersagli delle navi erano posti a 15 chilometri ad est di Memel, e furono battuti per tutto il giorno dai 28 cm, dai 20.3 cm, e occasionalmente dai 15 cm e 10.5 cm delle navi tedesche, che durante la notte provvedevano ad ancorarsi a Gotenhafen. Più di 28 missioni di supporto di fuoco furono eseguite dal Prinz Eugen dal 10 al 15 ottobre nella zona di Memel.

Durante i combattimenti ad Osel, nella penisola di Sworbe, Willy Meier, portaordini nel Panzerjäger-Abteilung della 218. Infanterie-Division, scrisse:

“Le navi da guerra ci aiutavano con i loro grossi calibri al meglio della loro abilità. I russi attaccavano con i carri armati, ed erano respinti dai pesanti cannoni navali, diretti da osservatori a terra. Noi vedevamo le sagome delle navi al largo, e potevamo osservare le loro salve ed i colpi singoli, che ci apparivano come delle cortine rossastre o delle palle di fuoco. Credo che non ce l’avremmo mai fatta senza di loro.”

Il 15 ottobre il Prinz Eugen sperona, nella nebbia, l’incrociatore leggero Leipzig, le due navi saranno liberate solo dopo quattordici ore di complesse manovre.
Il 19 novembre il Kampfgruppe 2 - Thiele, dal nome del suo comandante, imbarcato sul Prinz Eugen, ed il Kampfgruppe 1 - Rogge, comandato dall’Ammiraglio Rogge, sul Lützow, fanno rotta verso Osel, scortati dalla 6. Zerstörer-Flotille e dalla 3. Torpedoboot-Flotille.
Il 18 novembre l’Ottava Armata sovietica aveva lanciato il suo attacco nella penisola di Sworbe, e le unità navali tedesche intervennero sia a dare supporto di fuoco sia ad evacuare i soldati feriti, ben 4.491 solo il 22-23 novembre.
Il Prinz Eugen si distinse per la precisione della sua artiglieria, bombardando concentramenti di mezzi e fanterie e colpendo i corazzati russi avanzanti con un totale di 514 colpi da 20.3 cm
Date le gravi perdite subite dall’artiglieria navale tedesca, i russi sospesero gli attacchi, facendo intervenire l’aviazione: il primo attacco respinto dalla Flak del Prinz Eugen consistette in circa quaranta aerei, dei quali uno fu abbattuto. Anche una batteria da 172 mm russa cercò di colpire le navi tedesche, ma fu distrutta dal Prinz Eugen dopo poche salve.
Il 20 novembre, mentre a bordo del Prinz Eugen, finita l’ultima missione di fuoco, gli artiglieri mettevano in sicurezza i pezzi e il loro munizionamento, il comandante locale, il Generalleutnant Schirmer, mandava il seguente radiogramma al Kampfgruppe 2:
“La guarnigione della Festung Sworbe ringrazia per l’efficace supporto. Il nemico ha subito gravi perdite come risultato del fuoco ben guidato. Sarei riconoscente se le truppe duramente provate potessero avere ulteriore supporto di fuoco dalle 0730 di domani”.
Dalle 0710 alle 1500 del 21 novembre, il Prinz Eugen con la sua scorta prendeva una nuova posizione di tiro, colpendo bersagli nella penisola di Sworbe presso Turju.
L’ultima azione del Prinz Eugen contro le posizioni russe a Sworbe si svolse il 23 novembre, con l’artiglieria secondaria che colpiva diverse Batterie d’artiglieria campale sovietica, mentre l’artiglieria principale colpiva altri bersagli segnalati dai VB a terra.
Alle 0810 è registrato un primo attacco di quattro aerei d’attacco al suolo Ilushin IL 2, scortati da due caccia, contro una Torpedoboot della scorta, con l’abbattimento di un IL2.
Alle 0820 arrivano quattro caccia del 3./Jagdgeschwader 54, che abbattono un altro IL2 da un gruppo di otto.
Alle 0907 altri otto IL2, approfittando delle nubi, portano un attacco in picchiata contro il Kampfgruppe, ma colpiscono solo la schiuma lasciata dai propulsori delle navi, impegnate in manovre evasive.
Alle 0958 otto bombardieri bimotori attaccano da quota media, sganciando diverse bombe alle 1001: il Prinz Eugen, lanciato a 22 nodi, le evita con una secca accostata.
Poco dopo tre aerosiluranti arrivano a bassa quota: il Prinz Eugen accosta verso gli attaccanti per presentare un bersaglio minore, e mentre l’artiglieria principale e secondaria continua a tirare verso gli obiettivi terrestri designati, la contraerea della nave e delle scorte respinge l’attacco aereo.
Un altro attacco di otto IL2 contro una Torpedoboot di scorta non ha successo, come un altro attacco aereo alle 1035.
Chiaramente la successione di attacchi aerei era indicativa della considerazione dei russi verso la potenza di fuoco delle navi tedesche; verso le 1100 iniziava infatti il primo attacco in grande scala delle truppe russe: l’artiglieria del Prinz Eugen entrò subito in azione, seguendo le direzioni degli Osservatori Avanzati.
Soggette ad ulteriori attacchi, il Prinz Eugen e lo Scheer riuscirono a coprire comunque la completa evacuazione della Festung Sworbe, mentre un messaggio radio dal Comando Mare Baltico Orientale riportava: ”La vostra persistenza a dispetto della mancanza di copertura aerea ha dato un notevole vantaggio a Sworbe. Il fuoco di supporto era preciso sul bersaglio”.
Nel dicembre 1944 vengono finalmente riallineati i cannoni, e l’armamento antiaereo migliorato con l’installazione di diverse armi da 4 cm: i lavori saranno terminati nella prima settimana del gennaio 1945.
Il Prinz Eugen opererà quindi a Samland alla fine di gennaio, sparando, in un drammatico crescendo, 855 colpi dell’artiglieria maggiore, sospendendo infine le operazioni di supporto per mancanza di munizioni.
Nel marzo 1945 il Prinz Eugen ritornerà in azione, sostenendo gli ultimi combattenti della Wehrmacht a Gothenafen, Danzica e Tiegenhoff.
Il primo aprile subisce l’ennesimo attacco aereo sovietico: un razzo lanciato da un Ilushin IL 2 colpisce l’incrociatore, uccidendo nove uomini e ferendone 14 tra il personale ai pezzi contraerei. A questa data nelle riservette delle torri binate rimangono solo quaranta colpi da 20.3 cm, che saranno esauriti il 4 aprile 1945, nell’ultima azione di supporto a terra; da marzo agli inizi di aprile gli artiglieri dell’incrociatore avevano sparato ben 4.871 colpi da 20.3 cm e 2.500 da 10.5 cm. Il 20 aprile 1945, dopo aver superato indenne un’altra incursione della RAF, il Prinz Eugen raggiunge Copenhagen, dove resterà ormeggiato sino a fine guerra.
Il 21 aprile il comandante Reinicke è insignito della Ritterkreuz der Eisernes Kreuz, meritato riconoscimento alla Nave per gli sforzi compiuti in diversi mesi d’ininterrotte operazioni, effettuate in condizioni operative drammatiche: basti immaginare ai pesanti bombardamenti Alleati dei porti dove la nave ormeggiava, la continua vista delle migliaia di profughi in fuga, la consapevolezza dei Marinai delle proprie esigue speranze di salvarsi, nelle fredde acque del Baltico, in caso di incendio o affondamento, e la loro ansietà per i propri cari a terra, stretti tra l’avanzata nemica e i bombardamenti, i continui attacchi sovietici alla nave quando essa era impegnata nel tiro controcosta in appoggio ai propri commilitoni, minacciati dalla superiorità numerica nemica ormai soverchiante.
Il nove maggio 1945, il Prinz Eugen, ultima nave da guerra maggiore della Kriegsmarine, è posto sotto il comando britannico dopo la capitolazione.
Il 13 gennaio 1946, dopo essere stato assegnato agli USA, salpa per Boston, da dove partirà per il suo ultimo viaggio: il Prinz Eugen, il primo ed il 25 luglio 1946 è tra le navi ancorate al largo di Bikini, e sopporterà, senza apprezzabili danni, due esplosioni di bombe nucleari, la prima delle quali ad appena 1.000 metri di distanza (test Able e Baker).
Il 22 novembre 1946, il Prinz Eugen si rovescia ed affonda ad Enubuh; nel 1978, dietro l’iniziativa dei membri dell’equipaggio, una delle eliche, pesante 12 tonnellate, è rimossa, portata in Germania, e posta come monumento a Kiel.

sabato 10 gennaio 2009

Nuova rivista Ritterkreuz!


La nuova pubblicazione dedicata alla storia militare della Waffen SS. Uomini, reparti, battaglie, mezzi, decorazioni, uniformi.

La pubblicazione viene distribuita gratuitamente ai soci dell'Associazione Ritterkreuz. Associazione diretta da Massimiliano Afiero, senza fini di lucro e con il solo obiettivo di incentivare la ricerca storica sulla Seconda Guerra Mondiale ed in particolar modo sulle forze Armate dell'Asse e dei paesi alleati ad esso. Per aderire all'Associazione e ricevere la rivista Ritterkreuz (in formato PDF via email) basta semplicemente fare una donazione libera per l'anno solare in corso. Per coloro invece che desiderano ricevere una copia stampata della rivista (52 pagine, 4 pagine a colori), cadenza bimestrale, dovrebbero gentilmente inviare una donazione minima di 40,00 euro a parziale copertura delle spese di stampa della stessa e della spedizione effettuata esclusivamente con posta prioritaria. Le donazioni vanno effettuate sul Conto corrente postale numero: 000093983450 Intestato a: Afiero Massimiliano – Via San Giorgio, 15 - 80021 Afragola (NA). Nella causale basterà indicare "Quota associazione culturale Ritterkreuz anno 2009". Per attestare subito la donazione e l'iscrizione invitiamo i soci ad inviare una email con tutti i loro dati anagrafici (Nome, Cognome, Data e luogo di nascita, Indirizzo postale, telefono, indirizzo email) all'indirizzo: maxafiero@libero.it A tutti i soci verrà rilasciata ricevuta della donazione ed una speciale tessera.

RITTERKREUZ the new italian bimontly magazine dedicated to the military history of Waffen SS. Subscription for one year - 6 numbers - cost 40,00 euro including shipping with priority mail. Send money to: Massimiliano Afiero Via San Giorgio 15, I - 80021 Afragola (NA) - Italy

Articoli presenti nel primo numero in uscita entro gennaio 2009: Storia della Waffen SS (26a parte) di Massimiliano Afiero; Un italiano nella SS-Polizei (2a parte) memorie di Cirillo Covallero; Ottomar Anton: il fascino del manifesto di Harm Wulf; Christian Tychsen di Mark C. Yerger; Le SS-PanzerBrigade 49 e 51 di Carlos Caballero Jurado; Gustav Schreiber di Marco Rossi; L'RSD di Jean Pierre Sourd; Le armi controcarro delle Waffen SS (2a parte) di Stefano Canavassi... e tanti altri articoli e tantissime nuove rubriche curate dai maggiori esperti di storia della Waffen SS.